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Come potete leggere nella sua presentazione, Andrea Tiberi non è il classico atleta “solo gare e distintivo”, ma c’è molto di più. E’ un avventuriero vero, nascosto sotto le vesti di un atleta olimpico. A volte nelle sue avventure trascina anche gli altri, come quando ha deciso di coinvolgere nella sua visione del ciclismo anche la moglie Betti – Elisabetta Eydalinn.
I due sono partiti sabato mattina dalla loro casa di Sauze d’Oulx per iniziare una nuova avventura, decisamente GRAVEL, che hanno chiamato “Couple Trip”.

“L’idea è stata della Betti. Dopo tutto l’allenamento fatto in lockdown sui rulli, voleva che quella fatica fosse destinata a qualcosa di vero, e allora è nata l’idea di un viaggio, insieme, per ritrovare il senso di libertà che per un po’ ci era mancato. E poi è un po’ una terapia di coppia, non nel senso del curare ma nel senso di prendersi cura di sé, in questo caso, di noi.
Come mezzo abbiamo scelto la gravel”. – due Santa Cruz Stigmata equipaggiate interamente con borse Miss Grape, una Tendril 10 litri sul manubrio, una Internode 3 sul telaio e l’immancabile Cluster 7 al sottosella.
Volevamo fare abbastanza chilometri da arrivare al mare, ma allo stesso tempo avere la libertà di buttarci in qualche sterrato e soprattutto di percorrere la Via del Sale, una lunga via di sterrato di alta quota al confine tra Liguria, Francia e Piemonte. Poi il valico in Francia, attraverso il Colle dell’Agnello e a seguire Izoard e Monginevro, per tornare alle porte di casa”.

La vera sfida questa volta non era il chilometraggio o la gestione delle forze, bensì il lavoro di squadra. Infatti Andrea ha dovuto procedere rispettando i ritmi di Elisabetta, e lei ha dovuto sopportare il marito e la sua voglia di aumentare il ritmo.
Nelle gare o nelle avventure a coppie quello che conta di più è trovare il giusto affiatamento ed essere capaci di diventare un vero e proprio team. Andrea ed Elisabetta ce l’hanno fatta nella vita, ma non erano certi di superare la sfida anche in bicicletta.

“Tanti chilometri e dislivello che Betti ha deciso di affrontare con una certa dose di coraggio e in questo caso la mia sfida non è stata tanto fisica, quanto di saperla supportare e aiutare a gestire le tappe programmate. E poi di documentare il viaggio al meglio”.

La prima tappa l’hanno conclusa a Clavesana (CN) nelle Langhe. Non poteva esserci esordio più duro. Sono rimasti in sella per più di sei ore, tre delle quali sotto un’incessante pioggia battente che ha messo a dura prova Elisabetta, ma anche Andrea… Puoi avere tutto il gas del mondo, ma la pioggia dà fastidio a tutti. “80 km sotto l’acqua… mai una gioia”.
La mattina dopo si sono svegliati con il sole.

La vera sfida questa volta non era il chilometraggio o la gestione delle forze, bensì il lavoro di squadra. Infatti Andrea ha dovuto procedere rispettando i ritmi di Elisabetta, e lei ha dovuto sopportare il marito e la sua voglia di aumentare il ritmo.
Nelle gare o nelle avventure a coppie quello che conta di più è trovare il giusto affiatamento ed essere capaci di diventare un vero e proprio team. Andrea ed Elisabetta ce l’hanno fatta nella vita, ma non erano certi di superare la sfida anche in bicicletta.

“Tanti chilometri e dislivello che Betti ha deciso di affrontare con una certa dose di coraggio e in questo caso la mia sfida non è stata tanto fisica, quanto di saperla supportare e aiutare a gestire le tappe programmate. E poi di documentare il viaggio al meglio”.

La prima tappa l’hanno conclusa a Clavesana (CN) nelle Langhe. Non poteva esserci esordio più duro. Sono rimasti in sella per più di sei ore, tre delle quali sotto un’incessante pioggia battente che ha messo a dura prova Elisabetta, ma anche Andrea… Puoi avere tutto il gas del mondo, ma la pioggia dà fastidio a tutti. “80 km sotto l’acqua… mai una gioia”.
La mattina dopo si sono svegliati con il sole.

Ancora una volta Andrea Tiberi ha affrontato un’avventura ciclistica un po’ fuori dall’ordinario. Il cross countrysta si sta riscoprendo esploratore ed è un piacere vivere passo passo questi suoi viaggi attraverso i social media (soprattutto il suo account Instagram dove racconta in live sulle Stories le sue avventure).

Il loro programma prevedeva di arrivare a Monesi di Triora, località ubicata sulle Alpi Liguri. Non sempre tutto è filato liscio come l’olio, ma anche questo è il bello delle avventure Gravel.

“Siamo partiti direzione mare ma nel pianificare il percorso la app che utilizziamo (Komoot) ci ha messo dentro un tratto sterrato che più che da gravel era decisamente da MTB, soprattutto per il fatto che le piogge avevano fatto un po’ di disastri. Quindi è toccato tribolare un po’ e c’è stata un po’ di crisi per la Betti, ma una volta scollinato… in discesa era super.”

Si sono fermati a Monesi di Triora perchè da lì partono gli sterrati in alta quota della Via del Sale. “Sulla carta era la tappa più “Easy” dal punto di vista altimetrico, ma 50 km di sterrato non sono mai da sottovalutare, e in effetti però si pedalava molto bene e gli scenari erano bellissimi”.

Ce la siamo presa comoda se non che nel giro di niente ha iniziato ad arrivare un fronte di nuvoloni neri dal lato Ligure e a quel punto abbiamo iniziato a scappare. Prendere acqua sopra i 2.000 non è cosa piacevole, quindi abbiamo “tarellato” (menato NDR) un po’ di più la
seconda metà, fino al col di Tenda.” Poi sono scesi fino a Cuneo e per un po’ di chilometri hanno pedalato in mezzo ai frutteti, il loro obiettivo era di arrivare il più possibile vicino alla Val Varaita.

Il quarto ed ultimo giorno li aspettava il tappone Alpino: Agnello, Izoard e Monginevro. 160 km, 4.100mt D+, l’ultimo sforzo con ritorno nella loro “sweet home” a Oulx.

“Dopo il viaggio dello scorso anno (Dream Lines) ho capito un po’ che nei viaggi ciclistici la testa conta più del fisico; conta saper prendere le distanze con filosofia, saper faticare il giusto, senza esagerare ma con costanza.
É per questo che ho avuto il coraggio di programmare questa tappa anche se Betti, in vita sua, non aveva mai fatto neanche lontanamente uno sforzo del genere. Perché sapevo che lei, quando è motivata, ha la testa per fare tutto. E in questo viaggio era super motivata; in questa tappa ancora di più, era il ritorno a casa, il ritorno da Benny; ammetto che non ero certo che ce l’avrebbe fatta, oltre la tappa in sé c’era la fatica dei giorni precedenti e il peso dei bagagli di cui non si è mai voluta alleggerire nonostante glielo abbia proposto tante volte. Ha voluto portare a termine il suo giro “in autonomia”. Attaccare l’Izoard è stata dura per Elisabetta. É lì che ci ha davvero messo la testa”.

E dopo aver passato il Monginevro sono rientrati verso casa pedalando gli ultimi 15 chilometri sotto il diluvio.

Insomma, un viaggio di quattro giorni epico. Una mini-avventura alla portata di tutti o quasi, un’opportunità di fare qualcosa di diverso dal solito, senza lo stress del cronometro. Anche la dimostrazione che bastano pochi giorni, due biciclette da gravel pronte a tutto, 4 borse da viaggio (Tibi e Betti hanno usato quelle Made in Italy di Miss Grape) ed ecco che anche la
strada forestale dietro casa può essere l’inizio di qualcosa di magico.

Trovate anche voi la vostra Terapia di Coppia… pedalate fuori dalla vostra comfort zone.

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